Fondo ex Istituto Gramsci Veneto
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Soggetto produttore
L’Istituto Gramsci Veneto, fondato nel 1975 da Massimo Cacciari (filosofo e deputato PCI nelle legislature VII e VIII), fu successivamente presieduto da Marino Folin (rettore dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia dal 1991 al 2006) e da Umberto Curi (dal 1994 al 2008 docente di Storia della Filosofia e preside del Corso di Filosofia della Falcoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova) fino al 2003.
Nel corso della sua attività (aa. 1975-2003), l’Istituto ha costituito una presenza importante nella storia della città, in un momento di grande trasformazione per Venezia, promuovendo seminari, tavole rotonde, convegni scientifici, molti di rilievo internazionale.
Complesso archivistico
L’archivio storico venne istituito nel 1976 con l’obbiettivo, comune alla rete degli Istituti Gramsci italiani, di raccogliere e conservare in modo ordinato le carte degli organi periferici del PCI, dei suoi esponenti locali e delle locali organizzazioni sindacali.
A fronte delle difficoltà finanziarie che determinarono la dismissione dei locali destinati a deposito d’archivio, tra aprile e novembre del 1993, venne mandata al macero una parte consistente dei fondi archivistici pertinenti all’attività dell’Istituto, come pure di quelli ricevuti a titolo di donazione.
L’operazione, messa in rilievo dagli organi di stampa nel dicembre 1993 e nel gennaio 1994, ebbe vasta risonanza proprio per il valore di questa documentazione che attestava la storia politica e sindacale del Veneziano, e provocò sia l’appello al recupero da parte di docenti universitari e archivisti del 17 gennaio 1994, sia la presa di posizione ufficiale dell’ANAI Veneto.
Successivamente l’Iveser, all’epoca presieduto da Franca Trentin Baratto, si occupò di recuperare il materiale residuo, conservato negli scatoloni superstiti e di trasferirlo nel proprio archivio, allora ospitato presso l’Archivio comunale della Celestia.
Ad una prima sommaria valutazione, si può affermare che la documentazione abbraccia gli anni ‘40-80 del Novecento, ma la parte più consistente sembra attestarsi intorno agli anni ‘60-70; nell’archivio sono conservate anche 12 buste di manifesti, che l’Istituto ha già schedato e digitalizzato nell’ambito del progetto accessibile in rete Iveser Manifesti Novecento.
Ad eccezione di questi ultimi, dunque, alla luce delle circostanze suesposte, non è possibile allo stato attuale individuare con chiarezza i diversi nuclei documentari, né è pervenuto alcuno strumento di descrizione inventariale che consenta di ricostruire l’organizzazione preesistente, o guidare alla consultazione di quanto sopravvissuto.
Nel giugno 2023 il Ministero della Cultura, Direzione Generale degli Archivi, ha concesso un contributo di 11.000,00 euro per il riordino e l’inventariazione analitica dell’archivio, la pubblicazione dell’inventario è prevista per l’autunno 2023.