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Il caso Vajont tra storia e didattica

Istituti per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea di Belluno, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, Centro Studi Ettore Luccini

Incontro di formazione regionale
IL CASO VAJONT TRA STORIA E DIDATTICA

Nei testi scolastici lo studio della tragedia del Vajont è spesso relegata ad un ruolo marginale. Eppure le vicende relative alla più grave sciagura causata dall’uomo in tempo di pace rappresenta un ottimo banco di prova per verificare con gli studenti molti aspetti della storia dell’Italia repubblicana. Il web offre parecchi strumenti per approcciare l’argomento, ma spesso si tratta di pagine con contenuti scientificamente poco attendibili quando non addirittura fuorvianti. Nel contempo, a 56 anni dai fatti del 9 ottobre 1963, la Regione Veneto ha approvato la legge regionale n. 5 del 24 gennaio 2019 che prevede l’istituzione della “Giornata in ricordo della tragedia del Vajont” e del riconoscimento “Memoria Vajont”. Riflettere su ciò che accadde quella notte, sulle premesse che provocarono il disastro e sulle sue conseguenze assume dunque un significato particolare che impegna anche la scuola attraverso i suoi docenti.
La ricerca storica negli ultimi decenni ha consentito di ricostruire la storia del Vajont in modo scientificamente accertato, mettendo a disposizione di docenti e studenti molti materiali utili ad un corretto approccio alla vicenda. Da questo punto di vista, l’insegnamento di questo spaccato della storia italiana si presenta come una metafora della più generale storia del’Italia repubblicana, consentendo agli studenti di riflettere sul passaggio dall’Italia rurale a quella industriale (tra centrismo e centro-sinistra, arretratezza e boom economico, iniziativa privata e nazionalizzazioni) e ancora sul ruolo dello Stato in una democrazia moderna, sulle esigenze da una parte del mondo economico e dall’altro della comunità su cui le attività industriali si riflettono. Ma, ancora, Il caso Vajont permette di ragionare sul ruolo dei media nella divulgazione delle notizie e quindi sulla costruzione del racconto pubblico dei fatti che più profondamente influenzano l’immaginario di una società.
Forti della convinzione che insegnare il Vajont significhi dunque insegnare la storia dell’Italia repubblicana, gli Istituti veneti della Resistenza e il Centro studi Ettore Luccini organizzano l’incontro di formazione Il caso Vajont tra storia e didattica volto ad analizzare alcuni aspetti emergenti della “questione Vajont” anche in relazione alle possibili ricadute didattiche. Il pomeriggio di studio si terrà giovedì 7 novembre a Padova, presso il Centro studi Ettore Luccini, in via Beato Pellegrino 16/1, dalle ore 15:30.
Al termine dell’incontro di formazione, sarà possibile visitare il Centro Studi “Ettore Luccini”.

Programma

Daniele Ceschin
Il Vajont come metafora della “nazione infetta”
L’intervento analizza da un lato come il termine “Vajont” sia stato assunto dai media per definire disastri “naturali” largamente prevedibili, o comunque imputabili alla responsabilità dell’uomo. Una parola diventata un luogo comune che evoca immediatamente la catastrofe, quasi l’esempio perfetto per una “semantica del disastro”; dall’altro come questa “tragedia italiana” possa essere considerata un prodotto della debole cultura politica ed economica dell’Italia repubblicana. Una
«nazione infetta», si sarebbe detto negli anni Cinquanta, un paese in cui ci sono state delle zone franche di illegalità istituzionalizzate o anche solo tollerate.
Daniele Ceschin (1971), storico e docente. Studioso dell’età contemporanea e in particolare della Grande Guerra sulla quale ha pubblicato diversi volumi, tra i quali Gli esuli di Caporetto. I profughi in Italia durante la Grande Guerra (Laterza 2006 e 2014) e L’Italia del Piave. L’ultimo anno della Grande Guerra (Salerno Editrice 2017).

Maurizio Reberschak
Il Vajont nella storia d’Italia
Il Vajont è storia? È una vicenda locale o entra di diritto nel racconto della storia contemporanea? L’intervento intende attraversare diversi aspetti della tragedia partendo dal problema delle cause del disastro, per poi affrontare la questione del processo penale e dei processi civili, soffermandosi infine sul tema della ricostruzione. Il percorso consentirà di mettere in risalto il ruolo che quell’episodio riveste nel più ampio contesto italiano e internazionale con uno sguardo che abbraccia il tema delle catastrofi naturali e dei possibili altri “Vajont”.
Maurizio Reberschak (1942) è stato professore nell’ambito delle discipline di Storia contemporanea nelle Università di Padova e Venezia. Si occupa di storia politica e sociale, con particolare riferimento ai gruppi di potere nell’Italia contemporanea, al movimento di resistenza, e specificamente al disastro del Vajont. Tra le sue pubblicazioni si segnalano: Il Grande Vajont (Comuni di Longarone e Venezia 1983; altre tre edizioni Cierre 2008, 2013, 2016), Il Vajont dopo il Vajont, con I. Mattozzi (Marsilio 2009), Non-violenza e pacifismo (Angeli 1985), La resistenza nel veneziano (Università di Venezia, Comune di Venezia, Istituto veneto per la storia della resistenza 1985), Venezia nel secondo dopoguerra (Il Poligrafo 1993). Inoltre ha collaborato al Dizionario biografico degli italiani, alla Storia dell’industria elettrica in Italia (Laterza 1992-1994) e alla Storia di Venezia. L’ottocento e il Novecento (2002). Ha promosso e diretto la digitalizzazione integrale dell’archivio del processo penale del Vajont, di cui sta coordinando la creazione di un sito web nell’ambito del Portale degli archivi curato dalla Direzione generale degli archivi del Ministero per i beni e le attività culturali.

Mario Isnenghi
Il potere di carta. Il dopo-Vajont nella stampa italiana
Dall’11 al 16 ottobre 1963 il Vajont occupa molte prime pagine dei maggiori quotidiani italiani. Improvvisamente le vicende di Longarone e delle altre comunità colpite dal disastro entrano nella vita di tutti gli italiani. Quale racconto viene fatto dai giornalisti che accorrono sul luogo del disastro? Quale uso anche politico della catastrofe? L’intervento intende ricostruire questo aspetto della vicenda, certamente non secondario in quanto capace di costruire una memoria del Vajont e di agire sull’immaginario di massa.
Mario Isnenghi, veneziano e laureato a Padova, ha insegnato Italiano e Storia negli Istituti Tecnici e alle Magistrali e poi Storia del giornalismo all’Università di Padova e Storia contemporanea nelle università di Torino e Venezia Ca’ Foscari. Dirige la rivista degli Istituti della Resistenza nel Veneto, “Venetica”, ed è presidente dell’Iveser (Venezia). Ultime opere: Storia d’Italia .I fatti e le percezioni dal Risorgimento alla società dello spettacolo (Laterza 2011), Ritorni di fiamma. Storie italiane (Feltrinelli 2014), Convertirsi alla guerra. Liquidazioni, mobilitazioni e abiure nell’Italia tra il 1914 e i 1918 (Donzelli 2015), Oltre Caporetto. La memoria in cammino. Voci dai due fronti, con Paolo Pozzato (Marsilio 2018), I vinti di Vittorio Veneto, con Paolo Pozzato (Il Mulino, 2018). A inoltre curato la pubblicazione di Benito Mussolini, Il mio diario di guerra (Il Mulino 2016). L’uscita più recente raccoglie le 13 lezioni tenute nel Centenario, all’Ateneo Veneto di Venezia: Bellum in terris. Mandare andare essere in guerra (Salerno editore 2019).

Enrico Bacchetti
Interessi economici e problemi di sicurezza: il caso Vajont. Una proposta didattica
Insegnare il Vajont non è cosa semplice. L’approccio attraverso le testimonianze, seppur utile, non è sufficiente a chiarire i molteplici aspetti che intervengono nella questione e, d’altra parte, il materiale che copioso si trova nel web non consente di destreggiarsi in modo sicuro tra fonti talvolta imprecise. La proposta didattica che viene presentata si basa sul modello dello studio di caso e punta ad affrontare il tema delle contrastanti esigenze del mondo economico e delle comunità colpite dalla tragedia offrendo uno strumento che consente agli studenti di riflettere sul passato per cogliere le persistenze nel presente.
Enrico Bacchetti è dal 2010 insegnante distaccato presso l’Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea di cui è direttore dal 2013. In ambito contemporaneistico si occupa in particolare di deportazione dei civili durante la seconda guerra mondiale. Tra le sue pubblicazioni: Statuti di Belluno del 1392 nella trascrizione di età veneziana (Viella 2002), Ilario Venturoli. Una vita fra politica e sociale, con Ferruccio Vendramini (Isbrec 2018); ha curato inoltre le antologie Belluno. Statuti del 1392 (Viella 2005), Cavarzere. Statuti del 1401-1402 (Viella 2005), Gli statuti di Rovereto (1425-1570) (Comune di Rovereto 2001).

Gli Istituti della Resistenza del Veneto, sono parte della Rete degli istituti associati all’Istituto Nazionale Ferruccio Parri (ex Insmli) riconosciuto agenzia di formazione accreditata presso il Miur (L’Istituto Nazionale Ferruccio Parri con la rete degli Istituti associati ha ottenuto il riconoscimento di agenzia formativa, con DM 25.05.2001, prot. n. 802 del 19.06.2001, rinnovato con decreto prot. 10962 del 08.06.2005, accreditamento portato a conformità della Direttiva 170/2016 con approvazione del 01.12.2016 della richiesta n. 872 ed è incluso nell’elenco degli Enti accreditati). Il 17 luglio 2019 gli Istituti della Resistenza del Veneto hanno sottoscritto con l’Ufficio Scolastico Regionale (USR) un protocollo di intesa in tema di collaborazione formativa per l’a.s. 2019-2020.
Al termine dell’incontro verrà rilasciato regolare attestato di partecipazione.
La partecipazione al corso è libera e gratuita.

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