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26 maggio 2011 > Si è spento Dino Piaser

Giovedì 26 maggio si è spento a Mestre, dove risiedeva da molti anni, Dino Piaser. Nato a Roncade, sindaco di Quarto d’Altino, il più giovane d’Italia, dopo la Liberazione. Aveva 90 anni. La lunga vita spesa nella professione veterinaria, ricoprendo incarichi di responsabilità nella pubblica sanità veneziana. La sua giovinezza spesa in maniera eroica e oculata, nella Resistenza. Lo vediamo ritratto in una bellissima intima foto, assieme alla madre vedova. Sono contenti, sereni. Eppure dietro di loro sono evidenti le rovine. Però la guerra è finita e Dino Piaser è tornato, veste ancora la divisa da partigiano. E partigiano (Mirko) fu in due diverse zone. Dalle sue parti, non appena tornato dopo l’8 settembre, militare sottotenente. Condannato daila_casa_bruciata_dei_piaser.jpg fascisti alla fucilazione (pur denunciato da una spia, ma non trovato, si era costituito per salvaguardar la vita della madre minacciata), dopo essere stato a lungo torturato, senza per questo parlare, li beffò con una fuga inaspettata davanti al plotone di esecuzione, gettandosi dall’argine del Sile. Per rappresaglia bruciarono la casa della sua famiglia. Le rovine che prima vedevamo…
Il suo legame con la famiglia di Silvio Trentin fu strettissimo. Quando fu partigiano nelle sue terre, col figlio di Silvio, Giorgio. Nello sfuggire ai fascisti, la moglie di Silvio, Beppa gli diede una foto del figlio Bruno e ci mise la sua firma: un biglietto da visita per entrare nella Resistenza milanese. La sua seconda Resistenza, sempre attivissima e piena di insidie, in una città così grande e per lui sconosciuta. Nume tutelare sempre Bruno, fino alla vigilia della insurrezione, cui partecipò da comandante e con responsabilità precise in una estesa zona della città. Nome della sua brigata GL: Silvio Trentin.
L’oculatezza nel fare la guerra partigiana, cui si accennava: l’operare nella pianura trevigiana impone difficili condizioni; salvaguardare la popolazione civile è sentita sempre come una priorità. Limitare dunque le azioni ad obiettivi precisi, veramente strategici, da raggiungere rapidamente con efficacia, senza inutili esibizioni di forza fatte per gratuito ardimento e per provocare. Tenere sempre sotto controllo il livello dello scontro. Lo stesso comportamento mantenne a Milano. Durante l’insurrezione espletò fino in fondo la sua funzione di comando, incoraggiando e frenando, a seconda della situazioni. A liberazione avvenuta si preoccupa della salvaguardia degli impianti industriali, si dispiace dei saccheggi, inorridisce per lo ‘spettacolo’ di Piazzale Loreto. Si pone lo stesso problema di Bruno e quindi riflette sul pericolo della violenza, nella situazione di eccezione; sulla necessità, per restare umani, di saperla sempre controllare.

Andrea Milner

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